DONNE DA RICORDARE - IPAZIA D’ ALESSANDRIA

Tratto da Donne nella Scienza "Se mi faccio comprare, non sono più libera, e non potrò più studiare: è così che funziona una mente libera" (Ipazia, in "Ipazia Vita e sogni di una scienziata del IV secolo").  Le notizie sulla vita di Ipazia sono alquanto scarse: le due principali fonti antiche sono la "Storia Ecclesiastica" di Socrate Scolastico, avvocato presso la corte di Costantinopoli e contemporaneo di Ipazia, e gli scritti di Damascio, filosofo neoplatonico vissuto un secolo più tardi. A ciò si aggiunge il fatto che gli scritti di Ipazia sono andati perduti o incorporati in pubblicazioni di altri autori.  VITA Ipazia nacque intorno al 370 d.C. ad Alessandria d’Egitto e venne avviata dal padre, Teone di Alessandria, allo studio della matematica, della geometria e dell’astronomia. Egli stesso nell’intestazione del III libro del "Commento al Sistema matematico" di Tolomeo scrive: “Commento di Teone di Alessandria al III libro del sistema matematico di Tolomeo. Edizione controllata dalla filosofa Ipazia, mia figlia”. Nulla si sa della madre e il fatto che i saluti rivolti ad Ipazia e agli altri familiari nelle lettere del suo allievo Sinesio non la citino mai fa ritenere che, almeno nel 402, ella fosse già morta.
La principale attività di Ipazia fu la divulgazione del sapere matematico, geometrico e astronomico. Oltre a questi ambiti
del sapere scientifico si dedicò, a quanto pare diversamente dal padre, anche alla filosofia vera e propria, relativa a pensatori come Platone, Plotino e Aristotele.
Ipazia succedette al padre nell’insegnamento presso il Museo di Alessandria d’Egitto già dal 393.
Nota era pure la sua bellezza tanto che uno dei suoi allievi si innamorò di lei, ma Ipazia non si sposò mai e all'età di 31 anni
assunse la direzione della Scuola neoplatonica di Alessandria.
Filostorgio, storico della Chiesa, afferma che la donna “introdusse molti alle scienze matematiche”: sua caratteristica
principale fu infatti la generosità con cui tramandava pubblicamente il sapere tanto che ella divenne un'autorità e un indiscusso punto di riferimento culturale nello scenario dell'epoca.
Socrate Scolastico scrive che per la sua straordinaria saggezza tutti la rispettavano profondamente e provavano verso di lei
un timore reverenziale. Ipazia era amata dal popolo poiché non fu mai gelosa del proprio sapere, ma sempre disposta a condividerlo con gli altri, e al contempo era rispettata da molte autorità cittadine.
Filosofa e scienziata, scopritrice e studiosa, Ipazia riuscì a ottenere un forte peso politico e culturale in un’epoca in cui le
donne non avevano la possibilità di distinguersi nella scienza.  MORTE La fama contemporanea circa la figura di Ipazia sembra essere dovuta alla sua tragica morte, avvenuta nel 415 d.C. Nella Vita di Isidoro, scritta 100 anni dopo i fatti narrati, Damascio scrive: «Così accadde che un giorno Cirillo, vescovo della setta di opposizione [il Cristianesimo], passò presso la casa di Ipazia, e vide una grande folla di persone e di cavalli di fronte alla sua porta. Alcuni stavano arrivando, alcuni partendo, ed altri sostavano. Quando lui chiese perché c’era là una tale folla ed il motivo di tutto il clamore, gli fu detto dai seguaci della donna che era la casa di Ipazia il filosofo e che lei stava per salutarli. Quando Cirillo seppe questo fu così colpito dalla invidia che cominciò immediatamente a progettare il suo assassinio e la forma più atroce di assassinio che potesse immaginare».
Fu così che le venne teso un agguato: un gruppo di fanatici cristiani la sorprese mentre faceva ritorno a casa e, dopo averla tirata giù dal carro, la trascinò fino a una chiesa. Lì furono strappate a Ipazia tutte le vesti e la donna venne letteralmente fatta a pezzi. Le varie parti smembrate del suo corpo furono portate al cosiddetto Cinerone, dove si dava fuoco a tutti gli scarti, e furono bruciate perché di Ipazia non rimanesse nulla.




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