DOVEVA ESSERE UNA VISITA AL PARLAMENTO EUROPEO E' STATO UN TUFFO NELLA STORIA

Martedì 22 marzo 2016 - ore 08.30.- imbarco volo Treviso-Bruxelles, arrivo previsto alle 10.15 aeroporto di Zaventem.
Finalmente si parte per la visita al Parlamento europeo, rimandata dopo l'attentato di Parigi del 13 novembre.
Ho paura; non mi piace volare; ho bisogno di sentire la terra sotto i piedi, forse perché il mio segno zodiacale
è Toro, segno di terra.
Ho sfidato la mia paura e deciso di cogliere la possibilità di vedere "da dentro" le istituzioni comunitarie. 
E così eccomi qui, davanti ad un velivolo Ryanair. Certo essere in compagnia di altri amministratori 
ed attivisti del Partito Democratico mi è di aiuto.
Si parte, con il cuore a mille per il terrore; come fanno gli altri ad essere rilassati e divertiti?
Tengo gli occhi chiusi: non voglio vedere la distanza che ci separa dal suolo.
Passano i minuti; quanto manca ancora all'atterraggio? Meglio non guardare l'orologio.
Poi un segnale acustico e la voce del Comandante "Attacco terroristico a Bruxelles, atterreremo a Charleroi". 
Mio Dio, non è possibile! Passa qualche minuto, il Comandane "Dobbiamo andare a Liegi". 
Sta succedendo davvero oppure è solo un incubo generato dai tanti telegiornali guardati? 
No, è tutto vero, ed io sono qui a non so quanti chilometri da terra e da casa!
Poi arriviamo e parte un turbinio di domande: cosa facciamo? come rientrare? Bruxelles è irraggiungibile, 
quindi anche l'albergo prenotato. Se usciamo dall'aeroporto non possiamo più rientrare. 
Poliziotti, cani e gente disorientata. Dopo varie ipotesi si decide: andiamo a Charleroi, forse domani 
si potrà prendere il volo di rientro. Troviamo un albergo e una navetta; tutti i mezzi pubblici sono fermi. 
Quando arriviamo in hotel la TV è accesa; la strage si palesa in tutta la sua drammaticità.
La Storia ci ha raggiunti.
Sgretola la nostra sicurezza di friulani di una terra tutto sommato tranquilla.
Questa non è Cividale, Cordenons, Tarcento, Gemona, Trieste, una delle tante località da cui siamo partiti: 
questa è Bruxelles la capitale del Belgio, la capitale d'Europa.
Guardo il volto dei compagni di viaggio; fanno finta di nulla ma così non è. 
Ci sentiamo naufraghi di un'isola durante un uragano. 
C'è chi ride troppo, chi è troppo silenzioso, basta un poco di attenzione e ti accorgi che sotto la maschera 
siamo tutti profondamente colpiti.
Quanto accaduto ci interroga: se gli attentatori avessero deciso un'altro orario, saremmo stati in aeroporto 
saremmo stati sulla metropolitana che doveva portarci all'hotel.
Quanti di noi sarebbero sopravissuti? Che ne sarebbe stato dei nostri progetti, sopratutto dei più giovani? 
Nel silenzio del proprio cuore credo che ognuno si sia fatto la domanda e si sia detto la propria personalissima 
risposta.
Altri non hanno avuto la stessa fortuna, altro è stato il loro destino.
Fratelli e sorelle sconosciuti che impareremo a conoscere attraverso i racconti dei giornali.
Gente come noi, con sogni e speranze, delusioni e dolori e la tenacia che ti porta a vivere ogni giorno 
confrontandoti con ciò che la vita ti presenta.
Loro non ci sono più, noi si.
Noi possiamo fare la differenza: senza distinzione di nazionalità, razza, colore e religione.
Noi possiamo decidere che siamo altro da coloro che gettano bombe e gettano via la propria vita.
Noi possiamo decidere di essere "presenti", di non odiare, di non cadere nel tranello che il fondamentalismo 
ci tende ogni giorno e ogni volta con maggiore violenza.
Vogliono la nostra "re-azione" vogliono farci sprofondare nella loro stessa aggressività.
Io dico NO a tutto questo.
Dico SI alla vita, alla gioia, alla libertà, alla speranza, all'amore.
Chi sa se altri pensano e sentono ciò che penso e sento io?
 
Questa mattina la risposta è arrivata davanti all'aeroporto di Charleroi.
L'autista del nostro taxi, palesemente arabo, ci ha chiesto "Qualcuno parla francese?" Si, ho risposto.
"Vi chiedo scusa per quanto accaduto, noi non siamo così, la nostra religione non insegna questo".   
Non dimenticherò mai gli occhi di quell'uomo; erano velati da lacrime ed angoscia.
 
Ed ho ricordato: uomini e donne italiani che, in tutto il mondo, hanno cercato fortuna e, troppo spesso, 
si sono sentiti apostrofare; mafiosi!!!!
Si, mafiosi, ladri, sporchi, sguaiati e quant'altro ancora!
Dico NO  a tutto questo. 
Dico SI alla Vita.



NEWSLETTER

Resta sempre aggiornato e iscriviti alla newsletter.

Abbiamo a cuore la tua privacy

Utilizziamo i cookie per migliorare l'esperienza di navigazione sul nostro sito. Con il tuo consenso potremo fare uso di tali tecnologie per le finalità indicate nella pagina privacy policy. Puoi liberamente conferire, rifiutare o revocare il consenso a tutti o alcuni dei trattamenti facendo click sul pulsante ''Personalizza'' sempre raggiungibili anche attraverso la nostra cookies info.
Puoi acconsentire all'uso delle tecnologie sopra menzionate facendo click su ''Accetta e chiudi'' o rifiutarne l'uso facendo click su ''Continua senza accettare''